Quell’immagine di Giuliano dal film di Rosi

Nel film di Rosi il volto del bandito che per sette anni insanguinò il palermitano e parte del trapanese non si vede mai, se non quando la telecamera inquadra il cadavere. Il regista utilizzò questa tecnica per lasciare nello spettatore la sensazione che tutto quello che veniva raccontato su Giuliano continuasse a rimanere un mistero. Impalpabile come un brogliaccio della commedia dell’arte che di volta in volta, a seconda degli umori del pubblico e dei commedianti, muta. Una traccia per orientarsi, e poi si va a braccio. Come a braccio si andò nel “teatro” messo in scena per la sua uccisione. E come, del resto, anche nell’incredibile spettacolo dell’assurdo che fu il processo di Viterbo sulla strage del primo maggio 1947. Un mistero che abbiamo ereditato, e le cui implicazioni non abbiamo mai smesso di pagare, fino a oggi.

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